Dopo essere sbarcati nel mondo del bonsai uno dei problemi più grossi è quello di reperire del materiale adatto. Allo scopo si possono utilizzare tutti i metodi di preparazione o la raccolta; la riproduzione delle piante viene praticata fin dall’antichità con tecniche tuttora valide. Questo capitolo illustra brevemente alcune tecniche delle quali solo con l’esperienza ci si potrà impadronire. Per approfondire l’argomento vi rimandiamo alla consultazione di libri specifici.
Raccolta in natura
Spesso, osservando i magnifici bonsai presentati su riviste e libri, ci si chiede come sia possibile educare un albero con quella particolare morfologia e chi ne sia stato l’autore dotato di maestria e senso artistico così spiccati. La risposta è solo una: madre natura, che con le sue innumerevoli manifestazioni sa plasmare ogni cosa perfino le piante facendogli assumere forme inverosimili e affascinanti, colori stupendi, e a volte, frutti e bacche.
Madre natura impone, e per cui l’albero si adatta a vivere in condizioni estreme, quasi volesse sopravvivere ad ogni costo: sono proprio questi gli esemplari che presentano maggior fascino. A questo punto, al bonsaista inesperto, potrebbe venire in mente che basterebbe cercare nei luoghi impervi, piante che crescono al limite della loro resistenza e il gioco sarebbe fatto; purtroppo non è così semplice, come si potrebbe pensare. La raccolta in natura non è molto facile, soprattutto pensando alle percentuali di riuscita: solo una pianta su dieci dà risposta positiva.
Il consiglio è quello di porre la propria attenzione su piante belle e affascinanti, ma che abbiano buone probabilità di sopravvivenza al trapianto e che quindi crescano su terreni umidi e possiedano radici raggruppate in poco spazio, grazie a particolari condizioni che non sono così difficili da trovare in montagna, dove spesso le piante si adattano a vivere in anfratti delle rocce o su grossi massi, in pochissimo terreno.
La stagione migliore per effettuare questa operazione è la primavera. In questo periodo, prima della schiusura delle gemme, le piante superano più facilmente l’eventuale riduzione dell’apparato radicale e, se mantenute con le dovute cure, cresceranno in fretta.Una volta individuato l’albero da raccogliere, il primo intervento da effettuare è rimuovere l’erba e le pietre alla base, scavando con una paletta fino a scoprire il ceppo e le radici superficiali; successivamente, quando si sarà sicuri sulla possibilità di poter estrarre l’esemplare dal terreno, si applicherà una riduzione dell’apparato vegetativo attraverso la potatura. L’albero a questo punto potrà essere raccolto oppure lavorato sul posto, a secondo di come si presenta l’apparato radicale, prevedendone il recupero solo dopo la formazione di abbondanti radici capillari. In entrambi i casi, si scava intorno alla pianta un solco avente un diametro ampio circa 2/4 di quello della chioma e una profondità di 1/4, da cui appariranno le prime radici avventizie. Se è possibile estrarlo, dopo il trasporto dovrà essere trapiantato in un contenitore molto alto, al cui interno vi è 50% di torba e 50% di sabbia grossolana dal diametro di 3-5 mm, eliminando la maggior parte della terra originale. Prima di poter applicare le tecniche bonsaistiche, bisognerà assicurarsi che la pianta abbia ripreso vigore e notare la formazione di nuovi germogli.
Margotta
La moltiplicazione per margotta è una delle tecniche di riproduzione più vecchie, usate nel campo del giardinaggio; essa si basa sulla capacità delle specie arboree di produrre radici da tronchi e rami. Come visto precedentemente, nell’albero esistono dei canali che portano la linfa dalle radici alle foglie e, una volta elaborata, dalle foglie a tutte le parti dell’albero. Ogni albero, inoltre, è munito di cambio, che può produrre indistintamente foglie o radici, a seconda che sia esposto all’aria o interrato, e del livello di umidità ambientale presente. Affinché il cambio possa iniziare a produrre nuove cellule, è necessario stimolarlo, rallentando o interrompendo lo scorrimento della linfa. L’albero per sua natura stimola questa zona chimicamente con l’ingrossamento del tronco e la produzione di rami e radici. Qualsiasi parte di un tronco o di un ramo interrato è quindi in grado di emettere radici, ma se si volesse accelerare questo processo è necessario applicare la tecnica della margotta aerea. Nell’arte bonsai si utilizza soprattutto la margotta aerea, poiché più adatta all’ottenimento del materiale adeguato allo scopo. La buona riuscita di una margotta dipende molto dalle condizioni della pianta da trattare, più vigorosa si presenterà, maggiori saranno le possibilità di riuscita. La tecnica si applica preferibilmente in primavera/estate.
La prima fase di questa operazione è quella di praticare due tagli ad una distanza di circa 2 cm uno dall’altro sulla sezione di tronco che si è scelta, successivamente si asporta la corteccia che si trova tra i due tagli e si incide leggermente sino al midollo del legno, senza tagliare in profondità il tronco.
Il tutto verrà ricoperto con sfagno, che va precedentemente preparato immergendolo in acqua e poi strizzato. Per vincolarlo alla pianta verrà legato e ricoperto con un foglio di plastica trasparente, che sia stato perforato per garantire la ventilazione, lasciando la parte superiore aperta per consentire l’annaffiamento.
Il radicamento verrà incoraggiato soprattutto dall’assenza di luce, ma anche dalla disponibilità di ossigeno e da umidità e calore sufficienti. Il calore sarà l’elemento base affinché il radicamento avvenga, per cui la margotta dovrà essere esposta in modo da ricevere i raggi del sole. Il tempo di radicamento varia, a seconda della specie, da un minimo di un mese ad un massimo di due anni. Tuttavia, la margotta verrà separata solo quando si sarà certi di una buona radicazione, durante la primavera o l’autunno. Per il rinvaso, si utilizza un composto costituito da: 70% di akadama e 30% di sabbia di fiume, mentre come drenaggio si può impiegare del lapillo vulcanico. Per evitare di danneggiare le radici appena emesse dalla margotta, si rinvasa nel nuovo contenitore mantenendo parte dello sfagno esistente, allentandolo in modo da disporre le radici orizzontalmente.
Talea
La riproduzione mediante talea è piuttosto semplice e permette di ottenere buoni risultati in tempi brevi. Le talee da utilizzare sono di due tipi: quelle di legno semi-maturo della fine di agosto e quelle di germoglio, raccolte da primavera a fine estate, anche se sono da preferire le prime, poiché danno le maggiori possibilità di successo.
Alla fine dell’estate generalmente, la crescita dei germogli comincia a rallentare; a tale situazione si associa l’irrigidimento degli steli provocato dall’inizio del processo di lignificazione: proprio questa è la condizione ideale di una talea, poiché rispetto al germoglio verde è più robusta ed ha un diametro maggiore. Anche il periodo è quello appropriato, visto che ci sono ancora sufficienti ore di luce che evitano di dover ricorrere a serre o a lettorini riscaldati. In pratica ciò che viene prelevato sono i germogli che, non potati dall’autunno precedente, hanno raggiunto una lunghezza di circa 15 – 20 cm. Da questi germogli si elimina con un rasoio la parte apicale troppo tenera e quella finale eccessivamente dura. Alla porzione di germoglio che rimane vengono tolte le ultime due coppie di foglie, interrandolo poi obliquamente per 2-3 cm.
Il terriccio ideale è costituito da 80% di akadama e 20% di pozzolana, mentre sul fondo è bene stendere uno strato drenante di 2-3 cm per evitare ristagni d’acqua. Se il contenitore sarà posto al riparo dal sole, nell’arco di 2-3 settimane le talee radicheranno. Durante questo periodo si deve provvedere a frequenti nebulizzazioni, in modo da mantenere costantemente umido l’ambiente, condizione favorevole per la crescita delle talee.
Insieme all’emissione di nuove radici, si avrà anche la formazione di rametti alla base delle foglioline. Poiché queste nuove pianticelle dovranno attraversare l’inverno, nei momenti di freddo intenso sarà bene ripararle in casa o, se si tratta di varietà da esterno, in serra fredda. Il successo di questa operazione è determinato da più fattori, primo fra tutti la salute della pianta da cui è stato prelevato il germoglio, la vigoria dello stesso e le cure che gli verranno assicurate dopo il taleggio.
Semina
Il vantaggio della coltivazione da seme è che sin dall’inizio si può modellare la piantina nella forma desiderata, mentre lo svantaggio è che nei primi anni la crescita è molto lenta. I semi vanno raccolti in autunno, e inseriti in una busta di plastica che sarà da conservare in un luogo buio e asciutto. A metà febbraio dopo aver preparato il semenzaio con il composto ideale (1/3 di sabbia di fiume grossa, 1/3 di torba e 1/3 di akadama) si provvede alla semina, collocandolo al sole: nel giro di tre settimane i semi dovrebbero cominciare a vegetare. Gradualmente, mentre avviene il loro sviluppo, si possono selezionare le piante che appaiono più vigorose, eliminando quelle maggiormente debilitate. In circa tre-quattro anni, si ottengono delle piantine abbastanza formate per poterle trapiantare in vasi singoli di coltivazione ed essere lavorate a bonsai.
Innesto
L’innesto è una tecnica molto diffusa, che in campo bonsaistico si usa non solo per la riproduzione di varietà particolari, ma soprattutto per aumentare il numero dei rami e per migliorare la struttura e la ramificazione degli stessi. Sicuramente un albero formato senza l’ausilio dell’innesto è da considerarsi di qualità superiore, ma se questa operazione fosse assolutamente necessaria, è bene conoscere a fondo le tecniche per decidere e pianificare accuratamente il lavoro.
In generale, per l’innesto si utilizza un nuovo germoglio o un ramo. Con il metodo chiamato innesto di gemma, si innesta soltanto un germoglio o una gemma, con il metodo chiamato innesto di punta o a spiga si innestano parti di rami con varie gemme. Dell’innesto di rami esistono due varianti: una che prevede l’innesto di rami dello stesso albero, l’altra che prevede l’innesto di rami di un albero diverso. È importante però ricordare che l’innesto è possibile unicamente tra varietà o specie appartenenti allo stesso genere o famiglia.
Questa operazione praticamente consiste nel porre a contatto il cambio dell’albero porta-innesto con l’innesto o marza. Per una buona riuscita è indispensabile che almeno il 50% dei cambi delle due parti siano perfettamente a contatto. L’esito positivo dell’operazione, dipende anche dalla rapidità con la quale si effettuano i tagli e si uniscono le estremità, perché se le due superfici dovessero asciugarsi i loro tessuti morirebbero, impedendone la saldatura. L’attecchimento dell’innesto avviene nel giro di qualche mese, ma perché si consolidi perfettamente è meglio attendere all’incirca un anno. Se durante questo periodo si verifica un rigonfiamento alla base dell’innesto, sarà necessario slegarlo per ripulirlo dalle eccedenze e richiuderlo nuovamente.