In questa guida spieghiamo come coltivare Citrullus Vulgaris e mettiamo a disposizione informazioni utili per l’esposizione, l’irrigazione e la concimazione.
DATI GENERICI
ESPOSIZIONE pieno sole
STAGIONE fiorita: primavera-estate
FORMA erbacea
CLIMA Tropicale
DURATA Annuale
DIMENSIONE media
AREA ORIGINE Africa tropicale
DESCRIZIONE GENERALE
Pianta erbacea con fusto lungo prostrato, a portamento strisciante; le foglie sono pelose e spicciolate. I fiori gialli hanno la corolla campanulata. Il frutto è un peponide con forma varia, dallo sferico all’ovoidale, con buccia di colore dal verde scuro al biancastro, polpa rossa (ma in alcune varietà biancastra o rosea) di sapore dolce per il contenuto di zuccheri. Le dimensioni del frutto sono variabili, secondo le varietà botaniche della pianta
ESPOSIZIONE
Sole diretto o, in ogni caso, moltissima luce
FIORITURA
Fiorisce da maggio ad ottobre
CONCIMAZIONE
Prima della preparazione del letto di semina, si effettua una concimazione fosfo-potassica
IRRIGAZIONE
L’anguria riesce molto bene in esposizioni caldissime, purchè le venga assicurato un abbondante rifornimento idrico; in periodi siccitosi si usa l’immersione notturna del campo. Rispetto alle elevatissime necessità di acqua, l’anguria è dotata di un apparato radicale poco profondo; le varietà d’importazione tuttavia hanno radici più sviluppate in profondità e quindi sono meno esigenti
POTATURA
Si effettua una cimatura, ovvero la roncatura del tralcio primario dopo la quarta foglia, per stimolare la crescita di altri tralci che andranno ugualmente cimati. Inoltre si fanno scacchiature per eliminare germogli secondari inutili
MALATTIE
Tra le crittogame segnaliamo la peronospora che, pur causando danni gravi, presenta manifestazioni sporadiche, l’oidio, la cladosporiosi, la tracheofusarosi e il marciume radicale. Tra i parassiti animali portano attacchi gli afidi, il grillotalpa, il maggiolino, le nottue, i nematodi, gli acari
PARTICOLARITÀ
Teme le gelate primaverili tardive. Il frutto è maturo quando la buccia è di un bel colore verde scuro, oppure verde con venature grigie. Si può provare a graffiare via un po’ di buccia con un’unghia: se si stacca facilmente, il cocomero è maturo al punto giusto
TEMPERATURA
Predilige il clima temperato-caldo. Non scendere al di sotto dei 12°C, ma resiste bene alle alte temperature
SUBSTRATO
Il terreno deve essere di medio impasto, sciolto, ricco di sostanza organica, profondo e permeabile con reazione da 5,5 a 7
PROPAGAZIONE
Si effettua direttamente a dimora nell’orto all’inizio primavera al sud e in aprile-maggio al nord. I semi, in numero di 2 o 3, vengono posti in buchette distanziate 1-1,5 m tra loro sulla fila e 2-2,3 m tra le file, alla profondità di circa 3-4 cm. La semina per la produzione normale avviene in aprile, in buche distanti fra loro un metro e mezzo in ogni senso e profonde una cinquantina di centimetri. Visto che il raccolto inizia in luglio si può sfruttare lo spazio fra una pianta e l’altra con un ortaggio in consociazione di assai rapido sviluppo, che possa concludere il suo ciclo prima che i cocomeri siano sviluppati al massimo. Alla semina si fanno cadere cinque o sei semi in ogni buchetta, per lasciare poi solo le due piante che si presentano più robuste. Si può seminare il cocomero anche in epoche diverse, in vasetti pieni di terriccio in colture protette per trapiantare poi a dimora, in file all’aperto o in tunnel per una coltura forzata
CURIOSITA’
VIAGGIO
Il cocomero è una pianta originaria dell’Africa tropicale, in cui si trova ancora allo stato spontaneo, già coltivata dagli antichi egizi. Dall’Egitto si diffuse poi nel bacino del Mediterraneo e giunse dunque in Italia, attorno al II-III secolo d.C. Attualmente viene coltivato soprattutto in Brasile, Russia, Stati Uniti e Turchia (per un totale di 1,5 milioni di ettari). In Italia la coltivazione del cocomero è diffusa soprattutto in Emilia Romagna.