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Home | Piante | Prunus Armeniaca – Coltivazione, Esposizione, Irrigazione e Concimazione

Prunus Armeniaca – Coltivazione, Esposizione, Irrigazione e Concimazione

In questa guida spieghiamo come coltivare Prunus Armeniaca e mettiamo a disposizione informazioni utili per l’esposizione, l’irrigazione e la concimazione.

la pianta

nome botanico: Prunus Armeniaca
famiglia: Rosaceae, sottofamiglia delle Prunoideae
breve descrizione: Pianta arborea da frutto dai germogli rossi e le foglie cuoriformi, sottili e lisce, i fiori sono di color bianco rosato. Produce frutti di forma ovoidale con la buccia di colore che si diversifica, secondo la varietà, dal giallo chiaro all’arancio intenso.
durata: Perenne. Gli impianti produttivi hanno una durata economica di 15 anni
periodo di fioritura: Ha fioritura precoce e perciò è più soggetto a danni da ritorni di gelate, nel periodo primaverile.
area di origine: Cinese, centro-asiatica, iranocaucasica
clima: Temperato-mediterraneo
uso: Per produzione di albicocche

accorgimenti e cure

esposizione e luminosità: In pieno sole esprime al meglio le sue performances produttive
temperatura: Sopporta i geli invernali: ha bisogno di un periodo di freddo che, se non soddisfatto comporta anomalie fiorali ed elevata cascola delle gemme
substrato: Predilige terreni argillosi, profondi, ricchi di sali
irrigazione: Irrigare con moderazione, sopporta la siccità
concimazione: E’ una pianta che richiede molto N, il quale però non va dato in abbondanza poichè produrrebbe molto legno debole, perciò si distribuisce in 4-5 volte in modo che la pianta lo distribuisca equilibratamente.
propagazione: Attraverso i semi si ottengono portinnesti franchi e nuove cv; l’innesto è diffuso ma spesso vi è disaffinità, eccetto col susino; a causa del tannino la talea non radica bene; infine alla micropropagazione si ricorre per i portinnesti. Per avere esemplari già adulti l’unica soluzione è il trapianto.
potatura: Eliminare i rami posti di schiena, i polloni, diradare i rami misti ed eliminare le branche di 3-5 anni sostituendole per tempo con rami nuovi
avversità: Principale malattia è la Sharka (Plant Pot Virus) che determina il completo appassimento della pianta, poi tra le crittogame vi sono moniliosi (Monilia laxa e fructigena)che mummificano i frutti, l’oidio (Podosphaera oxycanthae)
piccoli consigli: E’ sensibile all’asfissia radicale e teme le gelate di ritorno. Le diverse varietà maturano da maggio a luglio, l’inizio della fase di fruttificazione si ha dopo i 3 anni. In fase di piena produttività si possono ottenere anche 50 kg di albicocche.

curiosità

storia: Alessandro Magno la scopri’ in Armenia ma furono gli Arabi a portarla nel bacino del Mediterraneo. l’albicocca e’ stata considerata fin da subito un frutto esotico e rarissimo.
ambiente: L’albicocca stimola la produzione di emoglobina, la proteina che trasporta il ferro e dà colore al sangue, un frutto anti-anemia per eccellenza. Essa contiene molti zuccheri, sali minerali, e oligo-alimenti: magnesio, fosforo, ferro, calcio sodio, zolfo. Il suo habitat ideale è nelle zone a clima temperato.
cucina: Il basso contenuto calorico sebbene accompagnato dal sapore zuccherino la rendono appropriata per chi segue una dieta ipocalorica
letteratura e mitologia: L’albero che produce la prugna dell’Armenia (Prunus armeniaca) che viene primaticcia e che dai Romani fu detta Praecoqua, in paragone della pesca che gli assomiglia ma che matura più tardi
arte: Con le moderne tecniche di coltivazione è possibile avere questi frutto durante tutto l’arco dell’anno, le cosidette tardizie .
in giro per il mondo: Nella cosmesi popolare l’albicocca e’ stata sempre accoppiata alla cura della pelle. l’olio ottenuto dai suoi semi e’ molto efficace sia per il trattamento delle smagliature che delle rughe.

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