In questa guida spieghiamo come coltivare Equisetum Telmateja Ehrh e mettiamo a disposizione informazioni utili per l’esposizione, l’irrigazione e la concimazione.
la pianta
nome botanico: Equisetum telmateja Ehrh.
famiglia: Equisetaceae
breve descrizione: E’ una pianta spontanea, frequente nei luoghi umidi ed ombrosi dove forma colonie estese; ha due forme vegetative: da marzo a maggio compare la forma fertile, alta circa 30 cm, non ramificata, corredata di sporangi e guaine ricoprenti l’internodo; in primavera inoltrata compare la forma sterile, con 20-40 coste, rami verticillati densi e quelli superiori che superano l’apice vegetativo. Vegeta nei fossi, nei luoghi umidi ed ombrosi, al margine di prati e campi, fino alla zona subalpina.
durata: Perenne.
periodo di fioritura: Non presenta fioritura.
area di origine: Pianta comunissima in tutta Europa ad eccezione delle zone estreme settentrionali.
clima: Mite.
uso: I fusti secchi della pianta, per l’alto contenuto di silice, vengono utilizzati nell’agricoltura biodinamica. In passato venivano utilizzati in medicina come diuretici.
accorgimenti e cure
esposizione e luminosità: Non è molto esigente da questo punto di vista e, va bene qualunque esposizione, dal pieno sole all’ombra più completa.
temperatura: Si adatta bene anche a temperature prossime allo zero.
substrato: Predilige terreno paludoso.
irrigazione: Non necessaria.
concimazione: Non necessaria.
propagazione: Non necessaria, autopropagante.
rinvaso: Non necessario.
potatura: Limitata all’eliminazione di parti secche o rovinate.
avversità: Non è attaccata da particolari afidi o funghi.
curiosità
storia: Il nome del genere deriva dal latino equus = cavallo e saetula = setola, per la somiglianza che il fusto sterile ha con la coda del cavallo.
ambiente: I fusti sterili, ruvidi, di colore verde sono foto sintetici, pertanto non avendo foglie significanti, si sostituiscono ad esse per il processo foto sintetico tramite delle cellule.
cucina: I fusti fertili, alla fine dell’inverno, si possono cucinare come gli asparagi, dopo averli mondati delle guaine membranose e degli sporangi nella parte superiore.